Può adunque crescere il prezzo per una abbondanza universale del denaro accresciuto in Europa, senza che in pari proporzione siasi accresciuta la abbondanza delle merci particolari, e questo accrescimento di prezzo non proverà che alcuna parte d'Europa siasi effettivamente arricchita, poichè la ricchezza dipende dal paragone cogli altri Stati.
Tutte le merci che si vendono in un giorno vagliono tutto il denaro che s'è speso in quel giorno per acquistarle; ma il denaro non si consuma, e le merci si comprano per consumarle. Questa sola riflessione basta a far conoscere due verità; una che il denaro non finisce mai a rappresentare una consumazione se non quando sia fuso per farne manifattura, ma anzi fin che è denaro giornalmente rappresenta nuove consumazioni senza soffrire alcun cambiamento; l'altra che tutto il denaro circolante in uno stato è eguale bensì alla giornaliera consumazione, ma non è eguale nè all'annua consumazione, nè all'annua riproduzione: poichè la stessa moneta passando successivamente per le mani di molti Cittadini in un anno, tante volte rappresenta il proprio valore quanti sono i contratti e i passaggi che fece da una mano all'altra. Quanto dunque più rapidi, e frequenti sono i passaggi della moneta in più mani, di tanto deve dirsi, che le merci contrattabili eccedono la merce universale circolante; e siccome dove scarseggia la merce universale, ivi gli uomini sono necessariamente più parchi, prudenti, e cauti generalmente per non privarsene, rinunziando a molti comodi, e piaceri, così per avere una rapida circolazione è necessario che vi sia abbondanza del denaro, il che, torno a ripeterlo, dimostra che crescendo la quantità del denaro quando essa venga in una nazione per industria, l'annua riproduzione delle merci particolari dovrà crescere sempre in maggior ragione, ammeno che una forza estrinseca, o fisica, o morale non vi s'opponga.
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