Sarà questa una merce indigena e particolare di uno Stato, la quale non si trasmetterà mai al di fuori, per le spese del trasporto che porterebbe. Perciò se un paese facesse le sue contrattazioni a moneta di rame si accosterebbe allo stato anteriore all'invenzione della merce universale; pochissimi sarebbero i contratti, limitati quasi al puro necessario, e sarebbero più cambi di cosa con cosa, che di cosa con denaro per l'incomodo della custodia, e del voluminoso e pedante trasporto. La riproduzione annua sarebbe limitatissima, languidissima la circolazione, la popolazione sarebbe poca, e l'industria sconosciuta. Potrebbero uscire delle armate conquistatrici da quegli uomini disprezzatori della vita, perchè poco ne conoscono i piaceri, ma non potrebbe esser una nazione florida finchè durasse in quello stato, e le converrebbe, o ritornare alla vita selvaggia, isolandosi, e perdendo l'idea dei bisogni delle nazioni colte, ovvero converrebbe togliere industriosamente gl'inciampi, e lasciare schiudere negli uomini quel fermento di speranza, e di bisogno, da cui nasce l'industria animatrice della società.
Per questo principio appunto l'oro sarà una moneta che accrescerà la circolazione più che l'argento, e le cedole di banco accompagnate dalla opinione l'accresceranno ancora più che l'oro. Fra i metalli adunque è da desiderarsi per uno Stato più la moneta d'oro che quella d'argento, e quella d'argento più che quella di rame, preferendo sempre il minor volume, e il valor maggiore.
Non credo che dal principio dell'Era volgare fino al secolo XVI. siasi mai considerato l'argento come moneta destinata ai grandi pagamenti, almeno i Musei non ci mostrano se non se piccole monete d'argento che rare volte eccedono il peso di due Paoli le quali sembrano destinate a supplire ai rotti dell'oro e a fare i pagamenti minori della moneta d'oro.
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