L'evaporazione dell'acqua non si fa in ragione della di lei quantità assoluta, ma della di lei superficie. La ragione, e la sperienza c'insegnano che le piogge, le nebbie, e le grandini sono assai più frequenti ne' paesi che hanno molta irrigazione di quello che non lo sieno ne' paesi più asciutti. Tutte le cose eguali, nelle pianure simili, e similmente poste per rispetto alle vicine montagne la quantità della pioggia che cade in ciascun anno, il numero e la furia de' temporali è maggiore dove i fiumi sono sparsi e divisi per le moltiplicate irrigazioni. Nella Toscana vi sono come nella Lombardia i monti che circondano, eppure assai più grandini e piogge cadono nella Lombardia dove anco nel Milanese vi sono sicure osservazioni d'essersi anticipato in Autunno il principio delle nebbie, ed essersi quelle innalzate e distese in maggiore vicinanza delle colline col dilatarsi la irrigazione. Seconda regola generale: sarà sempre posponibile quel genere di coltura che deteriori le condizioni del clima.
Si può dare un genere di coltura, il quale accresca l'annua riproduzione senza scapito alcuno, ma che essendo uno sforzo della terra, dopo alcuni anni la renda sterile, o di troppo difficile riproduzione. In questo caso pure gl'interessi della nazione sarebbero opposti a quelli del proprietario. Molti paesi, che la Storia c'insegna essere stati fertilissimi, ora sono acervi d'infeconde sabbie. Forse la irrigazione per un lungo tratto di anni lambendo lo strato vegetabile della terra, con una insensibile azione scioglie i sali, e le parti oleose che costituiscono la fecondità, e lascia coll'andare de' secoli un fondo esaurito e morto, e mentre il suolo s'accosta a quest'estremo rendesi poi necessaria la irrigazione sopra di quel fondo che in origine avrebbe contribuito alla riproduzione anche da se.
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