La voce dispotica del bisogno mette l'uomo nell'alternativa, o perire, o essere industrioso, e l'abitudine va sempre al di là dei bisogni, onde il lusso e la delizia regnano su quel suolo medesimo sul quale la natura vi aveva piantata la morte. I tributi fanno l'effetto della sterilità: poichè se un campo coltivato da dieci uomini in un paese fecondo produrrà l'annuo frutto per nodrire trenta uomini, resteranno al proprietario del fondo le porzioni di venti uomini ch'ei potrà salariare, e quella sarà la di lui rendita: In un clima ingrato sopra un'estensione eguale di terreno, il lavoro di dieci uomini darà frutto per mantenere venti uomini, ed ivi il proprietario non ricaverà se non di che mantenere dieci uomini. Ma se nel terreno fecondo s'imponga un tributo per cui il proprietario della terra debba pagare la metà della sua rendita, non resteranno più, se non dieci uomini anche a quel proprietario da poter mantenere. L'effetto adunque del tributo sulle terre rispetto al possessore si è il medesimo di quello dell'infecondità originaria sul suolo. Taluni dicono adunque se l'originaria infecondità spinge l'uomo all'industria, l'effetto medesimo si otterrà coll'infecondità artificiale prodotta dal tributo.
Ma questa maniera di ragionare non regge, perchè manca di un dato. L'uomo vede più facilmente i confini immutabili della fisica, che i variabili e fluttuanti delle opinioni di chi lo governa. Una lunga sperienza venutagli per tradizione gli fa conoscere quali ostacoli fisici debba superare per continuare a vivere fu quel terreno sterile sì, ma prediletto, perchè vi è nato; misura le sue forze coll'ostacolo, sa che colla tale quantità di lavoro potrà superarlo, e godrà poscia con sicurezza il frutto del suo travaglio.
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