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      Laonde se chiaramente e direttamente la legge di Finanza ordinasse il pagamento d'una somma corrispondente sul fondo censibile, sarebbe assai più naturalmente, e placidamente collocato il tributo. Si esaminino tutt'i casi in cui il tributo è indiretto, e troverassi che hanno ragione i molti autori che trovano questa forma sempre viziosa. La finanza deve sempre andare di fronte, e con semplicità a ricercare dai contribuenti il tributo. Ella si spinge direttamente al suo fine.
      Ma l'Economia pubblica debbe andar sempre per le strade indirette. La Finanza ha per oggetto legar meno che si può la nazione nel ripartimento del tributo. L'Economia pubblica ha per oggetto di accrescere al maggior grado possibile l'annua riproduzione. Nella Finanza vi debb'essere più impero e attività. Nell'Economia pubblica vi vuole più delicatezza, e più sagacità. Alcuni esempj rappresenteranno con chiari contorni le mie idee. Suppongasi che si voglia accrescere la popolazione dello Stato, dilatare la coltura su i terreni abbandonati, perfezionare i frutti del paese: dico che queste provide idee rovinerebbero una nazione se fossero promosse con leggi dirette, e se il legislatore invece d'invito, e di guida si servisse della forza, e del comando. Le leggi dirette sarebbero, per esempio, proibire la evasione dello Stato, ed obbligare ogni Cittadino giunto ai 20. anni ad ammogliarsi. Comandare alle comunità di mettere a coltura tutte le terre del loro distretto. Comandare il metodo di preparare la seta, l'olio, il vino raccolti ne' proprj fondi.


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Discorsi sull'indole del piacere e del dolore; sulla felicità; e sulla economia politica
di Pietro Verri
Editore Marelli Milano
1781 pagine 308

   





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