Pagina (4/93)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Furono alcuni benemeriti uomini i quali illuminarono i loro simili, e, scoperta la fallacia che era invalsa ne' secoli precedenti, si astennero da quelle atrocità e un più umano e ragionevole sistema vi fu sostituito. Bramo che con tal esempio nasca almeno la pazienza di esaminar meco se la tortura sia utile e giusta: forse potrò dimostrare che è questa una opinione non più fondata di quello lo fosse la stregheria, sebbene al par di quella abbia per sé la pratica de' tribunali e la veneranda tradizione dell'antichità.
      Comincierò dal fatto della colonna infame, poscia passerò a trattare in massima la materia; ma prima conviene dare un'idea della pestilenza che rovinò Milano nel 1630.
     
      II. Idea della pestilenza che devastò Milano nel 1630
     
      Il Ripamonti, cattivo ragionatore, buon latinista, cronista inesatto, ma sincero espositore delle cose de' suoi tempi, ha scritta la storia della pestilenza accaduta al tempo appunto in cui viveva, e fa una vivissima compassione la sola idea dell'esterminio, a cui soggiacque la nostra patria in quel tempo. Si tratta niente meno che della distruzione di due terze parti de' cittadini. La crudelissima pestilenza fu delle più spietate che rammemori la storia. Alla distruzione fisica si accoppiarono tutti i più terribili disastri morali. Ogni legame sociale si stracciò; niente era più in salvo, né le sostanze, né la vita, né l'onestà delle mogli; tutto era esposto alla inumanità, e alla rapina di alcuni pessimi uomini, i quali tanto ferocemente operavano nel seno della misera lor patria spirante, come appena un popolo selvaggio farebbe nel paese nemico.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Osservazioni sulla tortura
di Pietro Verri
1804 pagine 93

   





Milano Milano Ripamonti