Pagina (20/93)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Tutto ciò che avvenne all'atto dell'arresto conferma l'innocenza, non meno che la sorpresa di quest'infelice. Egli aveva preparato pel commissario un unguento che fabbricava per preservarsi dal mal contagioso, ugnendosi le tempia e le ascelle; unguento, di cui descrisse poi la ricetta, che in que' tempi si conosceva sotto il nome di "unguento dell'impiccato". Il commissario diede l'ordine al barbiere di prepararglielo, e fu fatto prigione prima che glielo consegnasse. Credette il Mora che la cattura fosse per aver egli fabbricato l'unguento che era di pertinenza degli speziali. Si lagnava di esser legato per un simile motivo: "Se per sorte", (dice egli mentre è arrestato in casa, prima di condurlo prigione) "sono venuti in casa, perché io abbia fatto quell'elettuario e non l'abbia potuto fare, non so che farci, l'ho fatto a fine di bene e per salute de' poveri"; poi allo sbirro diceva: "Non stringete la legatura alla mano, perché non ho fallato"; indi sospirando e battendo un piede, esclamò: "Sia lodato Iddio!".
      Nella minutissima visita fatta alla casa in presenza del Mora egli rese conto de' barattoli d'unguenti, d'elettuarj e d'altre polveri e pillole che gli si ritrovarono in bottega. Poi nel cortile della sua piccola casetta vi si osservò "un fornello con dentro murata una caldaja di rame, nella quale si è trovato dentro dell'acqua torbida, in fondo della quale si è trovato una materia viscosa, gialla e bianca, la quale gettata al muro, fattane la prova, si attaccava" Chi mai crederebbe che un potentissimo veleno, che al toccarlo conduce alla morte, si tenesse in un aperto cortile, in una caldaja visibile a tutti, in una casa dove v'erano più uomini, perché i Mora aveva figlj e moglie, come consta anche dal processo?


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Osservazioni sulla tortura
di Pietro Verri
1804 pagine 93

   





Mora Iddio Mora Mora