Fa ribrezzo il vedere con quanta ignoranza e furore si procedesse e dagli esaminatori e dagli esaminati, e quanto offuscato fosse ogni barlume di umanità e di ragione in quelle feroci circostanze. Due altri, cioè il fisico Giambattista Vertua e Vittore Bescapé decisero presso poco come il fisico Carcano, e conclusero di non saper conoscere che composto fosse quello della caldaja.
Su questo giudizio e sulla deposizione del commissario Piazza, che anche al confronto col barbiere Mora sostenne l'accusa datagli, esclamando sempre il Mora e dicendo: "Ah Dio misericordia! non si troverà mai questo", andò progredendo il processo.
Terminato il confronto si pose al secondo esame il Mora. Il Piazza aveva detto di essere stato a casa del Mora, aveva citati Baldassare Litta e Stefano Buzzi come testimonj del fatto. Esaminato il Litta il giorno 29 giugno, "se mai ha visto il Piazza in casa o bottega del Mora", rispose: "Signor no". Esaminato il Buzzi nel giorno istesso, "se sa che tra il Piazza e il barbiere passi alcuna amicizia", rispose: "Può essere che siano amici e che si salutassero, ma questo non lo saprei mai dire a V. S.". Interrogato, "se sa che il detto Piazza sia mai stato in casa o bottega del detto barbiere", rispose: "Non lo saprei mai dire a V. S.". Tali funno le deposizioni de' due testimonj, che il Piazza citò per provare di essere stato a casa del barbiere. Il barbiere negava che fosse mai stato il Piazza a casa di lui. Su questa negativa il barbiere fu posto a crudelissima tortura col canape.
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