Supponiamo che l'imperator Giustiniano fosse stato obbedito dai posteri. Egli radunò le leggi sparse, le opinioni de' più accreditati giureconsulti romani, le decisioni del senato, quelle del popolo, e ristringendo tutto quello che credette utile e buono dalla sterminata mole de' libri, ne fece compilare il Codice e le Pandette, nelle quali tutto il corpo della legislazione si conteneva, proibendo decisamente che alcuno più non osasse farvi commenti a scrivere per interpretarle. Se ciò fosse stato eseguito, come mai faremmo noi i giudizj criminali? Nessuna legge vi è per ammortizzare civilmente il prigioniero, per torturarlo, per farlo poi rivivere dopo scritto il processo. Se non vi fossero stati il Claro, il Bossi, il Farinaccio e gli altri che di sopra ho nominati, non si prenderebbe prigione alcun cittadino se non vi fossero gravi sospetti della di lui reità. Questi o nascono da' testimonj che lo accusano d'un delitto, ovvero dalla vita sfaccendata e sospetta che mena, ovvero dalle spese che fa senza che se ne veda il come, ovvero da inimicizia violenta e minacce contro un uomo che fu offeso, e simili. Poi si condurrebbe il prigioniero avanti non ad un solo, ma a molti destinati a giudicarlo; verrebbe allo stesso francamente posto in faccia il sospetto e i motivi; s'interrogherebbe, se si tratta di un omicidio o furto, a giustificare dove egli abbia passato le ore nelle quali fu commesso il delitto; se di un furto, come egli abbia il danaro che se gli è trovato, e così a ciascun caso; e in poche ore si conoscerebbe se veramente il prigioniero fosse reo, ovvero innocente.
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