La opinione del giudizioso nostro Giulini resta dimostrata sempre più dal Chronicon Vincentii canonici Pragensis,16 che per la prima volta fu pubblicato nel 1764, nella compilazione del padre Glasio Dobner, che ha per titolo; Monumenta Historica Bohemiae nusquam antehac edita. Pragae17. Il canonico era testimonio di veduta e così la descrive: turris fortissima, maxima, de fortissimo opere marmoreo, quae arcus romanus dicebatur18. Questo testimonio non poteva essere noto al conte Giulini, perché non ancora pubblicato mentr'egli scriveva.
Poco è quello che sappiamo della città di Milano durante la repubblica di Roma; e poco è pure quello che ne sappiamo durante i primi tre secoli dell'èra volgare. I Romani, stesa che ebbero sulla Insubria la loro dominazione, piantaronvi delle nuove città; tali furono Piacenza, Cremona e Lodi; le due prime furono colonie, e con esse si resero padroni della navigazione del Po. Diedero moto alle acque stagnanti, e fra essi Emilio Scauro si distinse; poi mentre Roma era lacerata dalle fazioni, il senato, al tempo di Silla, accordò la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell'Insubria, e dilatò i confini d'Italia, che prima terminavano al Rubicone vicino a Rimini, portandoli fino all'Alpi; e così divenimmo Italiani per adozione. Il dominio adunque di Roma non distrusse le città dei vinti, ma ve ne edificò di nuove; rese il clima più atto ad essere abitato, liberandolo dalle paludi; dallo stato di barbarie c'innalzò a quello di una società civile; e perfine, da sudditi che ci aveva resi la forza, la beneficenza romana ci fece liberi; e membri d'una illustre Repubblica, fummo capaci delle magistrature di Roma.
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