Con ciò viene a rendersi ragione d'un avvenimento costantemente accaduto e nel secolo d'Alessandro e in quello d'Augusto e nei successivi tempi; cioè, essersi riscossi gl'ingegni e comparsi sul teatro del mondo gli uomini grandi ne' tempi ne' quali il genere umano era più vilipeso e tormentato; essersi innalzate le scienze, perfezionate le arti in mezzo alle calamità; e tutto essere svanito e depravato colla felicità dei tempi. Raffaello, Michelagnolo, Tiziano, Correggio dipingevano i loro lavori immortali prima che fosse instituita l'accademia di San Luca; e nacquero e si resero eccellenti sotto piccoli tiranni che reggevano i loro Stati colla morale pubblicata dal Segretario Fiorentino. I loro talenti gli innalzarono a godere poi della sicurezza e degli onori; ma la fatica, per diventar sommi artisti, l'affrontarono spintivi dai mali. Pietro Cornelio e Racine sublimarono il teatro francese al maggior grado di gloria senza aiuto, e vivendo fra i torbidi. Dacché venne eretta l'Accademia Francese in Roma non si è innalzato alcuno al grado dei Le Sueur, Le Brun, Poussin, nati, vissuti e resi grandi fra le turbolenze. Virginio aveva quarant'anni quando seguì la battaglia d'Azio; Orazio era più
giovine di lui di cinque anni; Cicerone ebbe troncato il capo nella proscrizione; in somma nessun uomo ha mai potuto diventare grande in nulla, se non attraverso gli ostacoli, i quali avviliscono le anime deboli, e le robuste attizzano, irritano e spingono al di sopra del livello comune, qualora vi sia speranza di superarli; su di che bastantemente ho spiegata la mia opinione in quel discorso.
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