Il metropolitano di Milano in que' tempi non aveva giurisdizione o ingerenza nelle cose civiche, né a sant'Ambrogio si sarebbe accordato un privilegio quando si fosse voluto darlo alla città. Se Milano avesse ottenuta una forma repubblicana, e avesse creato i propri magistrati, e riscossi i propri tributi sotto una semplice protezione del sovrano, poteva esservi il desiderio di non alloggiare un protettore sempre pericoloso al governo aristocratico o popolare; ma Milano era città suddita come le altre, nella quale gli storici nostri c'insegnano che risedeva un governatore a nome del sovrano, chiamato duca sotto i Longobardi, e conte sotto i Franchi, dal quale si esercitava la somma autorità; il privilegio dunque si riduceva a condannar Milano a non essere mai più la capitale del regno. Da qualunque parte si svolga una tale opinione, sebbene tanto ripetuta, non vi troveremo che degli assurdi e tali che, se vi è certezza nella storia, egli è evidente che un diritto cotanto indecente, e sconsigliato a chiedersi ed a concedersi, altro non è che un sogno immaginato per poter persuadere che Milano conservasse la sua grandezza ancora in que' secoli ne' quali la corte de' sovrani stava collocata poche miglia da lei lontana. Le città che hanno un monarca desidereranno sempre di esserne la residenza, e la patria de' successori; e quelle che si reggono sotto altra costituzione, avrebbero un fragilissimo garante, se altro non le mantenesse in possesso de' loro diritti, fuorché una pergamena.
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