La riunione dell'Italia all'Impero, cominciata sotto il comando di Belisario, si perfezionò reggendo l'armata cesarea il glorioso Narsete, spedito nella Italia da Giustiniano Augusto. Nell'anno 553 non rimase più alcun Goto nell'Italia, se non reso suddito dell'imperatore, e da quell'anno cominciò il governo di Narsete, che risedette in Roma, reggendo l'Italia per Giustiniano, lo spazio di quattordici anni. Ma estinto il generoso Narsete, non restò all'Italia uomo capace di preservarla da nuovi barbari, e nell'anno 569 entrovvi Alboino, guidando una sterminata moltitudine di Gepidi, Bulgheri e Longobardi. Occupò egli senza contrasto buona parte dell'Italia, e il centro della nuova dominazione fu l'Insubria, che cambiò il nome, e chiamossi Lombardia, dall'essere diventata la sede di questo nuovo regno de' Longobardi. Ravenna diventò la residenza del ministro, che col nome di esarca gli augusti destinavano a reggere Roma, Napoli e altre città che rimasero sotto l'imperatore preservate dalla invasione. I Longobardi, senza contrasto alcuno, s'impadronirono di Milano e delle altre città: ma Pavia si difese e sostenne tre anni di assedio. I costumi di questi nuovi ospiti si conoscerebbero anche da un fatto solo. Soggiornava il re Alboino in Verona, e un giorno, più ferocemente allegro del solito, costrinse la regina Rosmunda, sua moglie, a bere in una coppa orrenda, fatta col cranio di Cunigondo, di lei padre, ucciso da Alboino medesimo. La regina comperò coll'adulterio un vendicatore; fu assassinato Alboino; Rosmunda, coperta dell'obbrobrio di due delitti, si avvelenò: tali erano i costumi di quella nazione.
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