Pagina (80/1182)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Simulò la maggiore amicizia che aver si potesse per il giovine Berengario; ogni volta che di lui ragionava, palesava una simpatia, una stima di Berengario somma; ogni arte pose in opera per invitarlo a venire a Pavia alla corte d'un re che tanto fingeva di amarlo. Tutto era disposto per arrestarlo, poiché fosse caduto nella rete, e cavargli gli occhi; operazione che in que' secoli di ferro era pur troppo frequentemente praticata. Il re Lotario, figlio di Ugone, venne a sapere quale trattamento dal padre fosse riserbato al sedotto Berengario; egli quindi, sensibile alla compassione, inorridito all'aspetto del tradimento, risparmiò al padre la macchia d'aver eseguito l'infame progetto, e rese avvisato Berengario dell'occorrente: di che Liutprando non arrossì di biasimarlo90; tanto le idee della virtù erano smarrite in que' tempi, non solamente nel turbine delle passioni, ma persino anche nell'animo di uno scrittore che tranquillamente raccontava gli avvenimenti! Tale fu il motivo per cui Berengario vivea da alcuni anni nella Germania, lontano dalla sorda insidiosa politica del re Ugone, di cui la storia non ci ha lasciato nessuna bella azione che in qualche modo bilanci i tratti di bassezza e di atrocità che hanno macchiato il suo regno. Il Muratori lo chiama una solennissima volpe: io non credo che vi facesse bisogno di tanta accortezza per ascendere a un trono a cui era invitato; per vivervi fra le insidie e i pericoli senza potere ottenere giammai dal papa la corona imperiale; per fuggirsene vilmente al primo comparire dei torbidi; per vivere nell'angustia, e lasciare di sé alla posterità un'infausta memoria.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





Berengario Berengario Pavia Lotario Ugone Berengario Berengario Liutprando Berengario Germania Ugone Muratori