Se l'accortezza è tale, e che sarà mai la dappocaggine? La vera accortezza è quella che, conciliando al principe la riverenza e l'amore de' popoli, lo assicura sul trono; lo rinfianca contro gl'insulti nemici; e dopo una vita segnata colla giustizia, colla beneficenza e col valore, lascia alla fama il carico di eternare la sua gloria e trapassare alle età che nasceranno la memoria delle sue virtù.
Nella dieta radunatasi in Milano al giugnervi del marchese d'Ivrea Berengario, l'anno 945, per unanime consenso de' signori d'Italia, fu collocato sul trono abbandonato da Ugone, il re Lotario, di lui figlio; di cui l'ottima indole s'era meritata la comune opinione. A questa scelta probabilmente avrà contribuito Berengario istesso; se non per sentimento, ché l'anima di costui forse non ne era capace, almeno per decenza di comparire grato a un principe che l'aveva salvato dalle insidie del padre. Lotario altronde era già stato solennemente associato al regno, e proclamato re d'Italia da quattordici anni addietro; né si poteva scacciare quell'innocente sovrano dal trono senza ribellione ed ingiustizia manifesta. Questa è la prima dieta del regno, e la prima proclamazione d'un re d'Italia che siasi fatta in Milano dopo la distruzione di Uraja nel 538, anno per sempre memorando. (945) Il regno del giovane Lotario fu puramente di nome, poiché in fatti tutto si mosse coi voleri del marchese Berengario; al quale spiacendo anche quell'embrione di re, che gl'impediva di sedersi egli stesso sul trono, col veleno, dopo appena due anni, fe' terminare il regno dell'infelice Lotario, che, trasportato da Torino, ebbe la sua tomba nella chiesa di Sant'Ambrogio di Milano.
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