Questa potenza poi che s'andava ingrandendo nell'arcivescovo, cagionò un inconveniente; e fu che i sovrani, laddove lasciavano in origine la libertà dell'elezione al clero a norma de' sacri canoni e della tradizione, non consentirono più che una dignità divenuta pericolosa al loro regno cadesse indifferentemente sopra chiunque; ma anzi, ora con modi indiretti, ed ora coll'aperto comando, costrinsero a riconoscere per arcivescovo colui dal quale speravano di temer meno in avvenire, e che, riconoscendo dal re la dignità, a lui fosse anco più ligio ed ossequioso. Quindi si sconvolse l'ordine; la venalità aprì la strada alla dignità ecclesiastica; fu di mestieri di venire a rimedi, che gettarono poi, siccome vedremo, la nostra patria fra le stragi civili e fra i torbidi dell'anarchia; e perdette la chiesa milanese interamente la sua antica costituzione. Sotto Carlo Magno e sotto i primi suoi successori, l'Italia fu immediatamente diretta da governatori in nome del sovrano, dei quali alcuni ebbero il non dovuto titolo di re, come lo ebbe Pipino, figlio di Carlo Magno, Bernardo, figlio di Pipino, e alcuni altri dei quali non ho fatta menzione. Comandavano in Milano il conte, i messi regii, il visconte, l'arcivescovo, chiamato anche dominus, il di lui vicario vicedominus, e ciò a vicenda e confusamente, ora più, ora meno, a misura della circostanza del momento.
Dello stato della popolazione nel decimo secolo nulla abbiamo di preciso. Mi pare verosimile che dovesse essere mediocremente popolata Milano.
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