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      Si posero loro in bocca molti sentimenti eterodossi sopra i santi misteri della Trinità e della Incarnazione; e si volle che, fra gli altri errori, coloro credessero che il matrimonio fosse cosa riprovabile, e che anche senza veruna opera di uomo sarebbero nati i fanciulli e continuato il genere umano. Ogni lettore che preferisca la verità alla opinione, giudichi se sia mai possibile che un ceto di uomini adotti e professi una tale dottrina! Certo è però che gli abitatori del castello di Monforte vennero in buon numero presi dai militi dell'arcivescovo, e tradotti a Milano insieme colla contessa di Monforte, signora del castello; e l'arcivescovo tentò di convertirli col mezzo di ecclesiastiche e pie persone, ma ciò non riuscendo, i primati della nostra città, temendo, dice il conte Giulini131 che non si spargesse più largamente il veleno, alzata da una parte una croce e dall'altra acceso un gran fuoco fecero venire tutti gli eretici, e loro proposero l'inevitabil partito, o di gettarsi a pié della croce, e confessando i loro errori, abbracciare la dottrina cattolica, o di gettarsi nelle fiamme. Ne seguì che alcuni si appigliarono al primo progetto; ma gli altri, ch'erano la maggior parte, copertisi il volto colle mani, corsero nel fuoco da cui furono miseramente consumati; al che aggiunge Landolfo il Vecchio, che un tal fatto accadesse per volere dei primati, Heriberto nolente.132 In quei tempi il glorioso nostro sant'Ambrogio non si dipingeva punto in atto feroce con uno staffile nella mano; né si credeva che avesse contrastato al sovrano, né perseguitato gli eretici seguaci di Ario.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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