Landolfo il Vecchio, altro nostro scrittore di quei tempi, così più in breve ci descrive l'origine della dissenzione: Arialdus, cujusdam superbiae zelo gravatus, qui paulo ante de quodam scelere nefandissimo accusatus, et convictus ante Guidonem, adstantibus sacerdotibus hujus urbis multis, et partim quia urbani sacerdotes, forenses togatos urbem intrare minime consentiebant, et ecclesias civiles illis habere nisi per tonsuram illis non permittebant, per omnia occasionem quaerebat qualiter omnes sacerdotes ab uxoribus, populi virtutem sollicitando, removeret.175 Il conte Giulini a questo passo aggiugne: Quanto al delitto che gli appone il maligno scrittore, si scuopre questa per una mera calunnia, osservando che Arnolfo, storico nemico egualmente di sant'Arialdo, nulla affatto ne dice. Oltreché, se fosse stato vero, non avrebbe lasciato Landolfo di spiegarne meglio le circostanze per renderlo credibile. Ma anche senza badare a ciò, la santità di quel buon servo di Dio in tutto il resto della sua vita lo difende abbastanza da tale manifesta impostura176. I due nostri scrittori Arnolfo e Landolfo Seniore sono i soli che abbiamo di quel tempo. Essi erano stati testimonii, e forse partecipi delle miserie nelle quali venne ingolfata la città per queste dissenzioni: essi erano animati contro coloro che ne furono la cagione. È naturale altresì il supporre che essi fossero affezionati alla disciplina che avevano trovata in uso presso de' loro padri; e questo basterà perché non venga loro prestata ciecamente credenza nel male che dicono di Arialdo e di Landolfo.
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