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      L'arcivescovato di Milano restò vacante per circa sette anni, dopo la rinunzia fattane da Guidone; perché Gotofredo non poté mai farne le funzioni per la potenza di Erlembaldo, che glielo impediva. Erlembaldo, di propria autorità, pretese di creare un arcivescovo, e innalzò a questo grado un giovane chiamato Attone. Herlembaldus, dice Landolfo Seniore, producens quemdam Attonem, sibique consentientem, coram omni multitudine, ore suo inlicito elegit. Hoc videns majorum et minorum multitudo tam suorum quam adversariorum, quae noviter fidelitatem imperatori juraverat, sumptis armis, magnoque praelio, Attonem noviter electum, multis cum plagis, et sacramentis, archiepiscopatum inremeabiliter refutare fecit220: su di che veggasi il conte Giulini221. Papa Alessandro II tenne un concilio in Roma, in cui dichiarò scumunicato l'arcivescovo Gotofredo, valida l'elezione di Attone, e nulla la rinunzia da lui fatta. Nel primo sabbato di quaresima del 1071 era avampato un grandissimo incendio in Milano, nell'anno 1075 un secondo incendio furiosissimo la devastò più che mai; e queste deplorabili sciagure forse non a caso piombavano sulla città. Ad Alessandro II era succeduto Ildebrando, col nome di Gregorio VII. Egli non acquistò influenza maggiore di quella che in prima aveva da più anni: seguitò il sistema introdotto; nuovamente scomunicò l'arcivescovo Gotofredo, che pure era stato consacrato dai suffraganei, animò il vescovo di Pavia ad unirsi con Erlembaldo per sostenere Attone. Nella settimana Santa gli ordinari celebravano l'antica funzione di battezzare; Erlembaldo, colla forza, venne di mezzo ai sacri ministri, gittò a terra il Sacro Crisma, col motivo che fosse questo stato benedetto da un vescovo scismatico222. In mezzo a questo cumulo di strane miserie, i nobili finalmente vedendo i mali giunti all'estremo, e non tollerando che affatto rimanesse la loro patria un mucchio di rovine, si collegarono, e dalla campagna ove, come dissi, stavano ritirati, presero il partito di ritornare unitamente in città, conducendo una buona scorta de' loro vassalli armati, per discacciarne Erlembaldo.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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