Corrado, sebbene fosse stato incoronato re d'Italia in Monza ed in Milano, vedendo di non avere forze bastanti a resistere, si piegò ai tempi, e riconobbe l'imperatore Lottario, e rinunziò ad ogni pretensione sul regno italico. Lottario, riconosciuto anche dai Milanesi, venne in Italia; e favorì i Milanesi nelle dispute che avevano co' vicini. Mentre il nuovo arcivescovo Roboaldo scomunicava i Cremonesi, l'imperatore Lottario li sottopose al bando imperiale; e, unite le forze degl'imperiali e de' Milanesi, si devastò il contado di Cremona, si prese Casalmaggiore, San Bassano e Soncino279: poi queste forze si rivolsero contro Pavia, la quale venne umiliata. Così assai incautamente i Milanesi, colla distruzione di Lodi e di Como, colla desolazione de' Cremonesi, e cogli insulti fatti ai Pavesi, si erano procurati dei nemici implacabili intorno le loro mura; e ne vedremo l'effetto nel capitolo seguente. Altro non mancava ad accendere il fuoco che doveva distruggerci, se non l'occasione d'un imperatore potente e voglioso di riacquistare la signoria d'Italia. Ma né Lottario, né Corrado istesso (che poi, nel 1138, colla morte di Lottario, fugli eletto in Germania per successore) ebbero forze per tentarlo. Corrado, obbedendo alle insinuazioni fattegli da san Bernardo a Spira, s'incamminò alla testa di una armata per la Terra Santa; dove il suo esercito fu interamente distrutto per la mala fede dell'imperatore Manuello Comneno e per il valor militare de' Saraceni. Lottario debolmente regnò fra i torbidi.
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