Il re Federico destinò Sicher per suo ministro a Milano, con un decreto in cui domandava che si cessasse di opprimere Lodi. I due Lodigiani ritornarono alla patria, per cui avevano operato senza commissione. Credevano di essere accolti come salvatori dei cittadini, e non ritrovarono che biasimo, strapazzi ed ingiurie; poiché il timore de' Milanesi era il solo sentimento che restava a quegl'infelici, dopo il peso di lunghe e gravissime sciagure. Venne a Milano Sicher, e presentò il decreto del re. I consoli milanesi stracciarono la carta, la calpestarono; e a stento il regio messo poté sottrarsi al furore del popolo e fuggirsene di notte289. Dopo un tale affronto Federico si determinò di venire in Italia alla testa di un'armata. I nemici de' Milanesi non potevano mancare di unirsegli contro di Milano; la quale, come dice il panegirista e parente di Federico: Inter caeteras ejusdem gentis civitates primatum nunc tenet... non solum ex sui magnitudine, virorumque fortium copia, verum etiam ex hoc, quod duas civitates vicinas in eodem situ positas, idest Cumam et Laudam, ditioni suae adjecerit290. Cominciò Federico a devastare alcune nostre terre. Erano amici nostri i Tortonesi, i Piacentini, i Cremaschi ed i Bresciani. Federico assediò, prese e distrusse Tortona; e dai Pavesi fu accolto con solenne pompa. Così il re Federico nella sua lettera riferita da Ottone di Frisinga: Destructa Terdona, Papienses, ut gloriosum post victoriam triumphum nobis facerent, ad civitatem nos invitaverunt291. Col vocabolo però di distruzione non si può intendere già, che fossero atterrate le case della città, ma deve intendersi soltanto la demolizione delle fortificazioni, e lo smantellamento de' ripari che la munivano.
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