.. quod imperator laudans, usque ad tempus huic rei competens in corde suo recondit318. I Milanesi, appoggiati alla fede di un trattato che lasciava loro il governo dei consoli, e l'elezione, soltanto da approvarsi dal sovrano, non sospettarono che un consiglio pronunziato con candore e con impegno di corrispondere alla confidenza di quell'Augusto, dovesse cadere a loro detrimento. Così però avvenne. Il citato canonico era presente in Milano, quando i nunzi dell'imperatore pretesero di creare un podestà, cioè un dispotico ministro che reggesse a nome di Federico. Egli così ci racconta la risposta dei Milanesi. Nullo modo se hoc facere posse respondent; verumtamen, sicut in privilegio imperatoris habebant, quod ego Vincentius ex parte imperatoris et regis Bohemiae scripseram, se per omnia facturos promittebant319. È da notarsi che l'autore era presente, ed ei medesimo aveva scritto la capitolazione: Scilicet quod ipsimet, quos vellent, consules eligerent, et electos ad imperatorem, vel ad ejus nuncium ad hoc constitutum, pro juranda imperatori fidelitate. adducerent. Contra hoc, nuncii imperatori respondent quod ipsi Runcaliae hoc imperatori dederint consilium, quod per suos nuncios in civitatibus Lombardiae ponat potestates: eo consilio utantur et ipsi320. Ognuno facilmente giudicherà quale dei due mancasse ai patti. La maggior parte degli scrittori tedeschi incolpano gl'Italiani d'aver infranta la data fede; nessuno però era presente al fatto, come questo autore, che era al seguito del suo vescovo di Praga321. Egli è certo che il popolo di Milano si mosse, e che si ascoltavano le grida fora, fora! mora, mora! come dice l'autore medesimo; e i nunzi (sebbene i nobili milanesi cercassero di guadagnarseli co' regali e procurassero di persuader loro che il rumor popolare si sarebbe calmato) non trovandosi sicuri, se ne partirono di notte e s'avviarono verso dell'imperatote.
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