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      Cercarono perciò i consoli di aprire la strada a una convenzione col nemico; e, chiesti i salvacondotti dal duca di Boemia e dal conte Palatino del Reno, fratelli dell'imperatore, non meno che dal landgravio di Assia, di lui cognato, scortati con questi, uscirono dalla città per entrare con essi in parlamento. Il Morena, lodigiano e fautore di Federico, ci racconta334 che dalle truppe dell'arcivescovo di Colonia Reinoldo, contro il gius delle genti, vennero fatti prigionieri; e, quantunque i tre nominati principi altamente se ne dolessero, l'imperatore approvò il fatto. Lo storico nostro Sire Raul ci descrive molte crudeltà praticate dall'imperatore in questo secondo blocco. Pretende quell'autore contemporaneo, che ai prigionieri che andava facendo in alcune scorrerie de' nostri, Federico facesse tagliar le mani. Nomina sei Milanesi nobili, a cinque dei quali fece cavare gli occhi, lasciando al sesto un occhio solo, acciocché servisse di guida a ricondurre nella città i suoi compagni. Comunque sia, egli è certo che i Milanesi, in dicembre dell'anno 1161, e molto più in gennaio del 1162, erano ridotti all'estremo della penuria, a tal segno che colle armi nelle domestiche mura si vegliava, perché il padre non rubasse al figlio, il marito alla moglie il pane, e come ci dice il nostro Calchi: Fame inopiaque cuncti urgebantur; vir uxorem, socrus nurum, frater fratrem, pater filium strictis gladiis incessebat, quod pane fraudarentur, passimque domesticae discordiae et privata jurgia audiebantur335. Tutto mancava.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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