L'imperatore della Germania venne nella Savoia; il conte vi unì le sue armi; entrò l'esercito nell'Italia; e, nel 1174, si postò sotto la nuova città, e la cinse d'assedio. L'imperatore non la chiamava Alessandria, nome del papa suo nemico, ma la chiamava Rovereto, nome proprio d'uno de' vicini villaggi, gli abitatori del quale concorsero a formare la città; e vi è una carta di quell'augusto che ha la data: In episcopatu papiensi, in obsidione Roboreti362. L'assedio fu ostinato, e durò tutto l'inverno, che fu anche più del solito rigido. Questi avvenimenti vengono raccontati sotto aspetti assai diversi dagli scrittori tedeschi, di quello che li riferiscano gli scrittori italiani. Federico è un eroe per quelli; è un barbaro tiranno per questi; io però mi attengo principalmente agli autori tedeschi, acciocché non sia il mio racconto sospetto di parzialità. Il monaco Gottofredo, tedesco, dice che la nuova città di Alessandria era popolata da ladroncelli, da rapitori e da servi che erano scappati dai loro padroni: Multitudo latrunculorum, raptorum, servorum dominos fugientium, incolebat363. Pare veramente difficile che degli alleati volessero impegnarsi tanto per la salvezza di uomini che avessero loro rubato e disertato dal loro servigio. Comunque sia, l'autore istesso ci riferisce che ivi: Magna costantia ex utraque parte militaris res fervebat: interdum ex his et illis quidam capti, nonnulli occisi et suspensi sunt. Imperator vero quiddam laude dignum gessit. Tres enim ex captis ante faciem ejus cum essent ducti, mox oculos eorum erui praecepit.
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