Poco o nulla però influì lo sdegno, sebbene giusto, del papa, che non giunse a regnare due anni. In seguito l'imperatore, diventato umano, moderato, e quasi debole, prese a trattare i Milanesi con tutti i riguardi possibili, e mostrò loro deferenza e considerazione costantemente dappoi; a segno che, in vigore della pace di Costanza, avendo l'imperatore il diritto di avere un Giudice imperiale anche in Milano, il quale in grado di appellazione pronunziasse la sentenza, si vede che Federico a questa carica aveva in quello stesso anno 1186 destinato un milanese Ottone Zendadario388. Con tutto ciò la memoria di Federico I rimase in esecrazione ai Milanesi, e da padre in figlio la tradizione ha tramandato sino alla generazione vivente il nome di lui come quello d'un barbaro feroce. Né egli, né suo figlio, né il figlio di suo figlio, entrambo imperatori, co' nomi di Enrico V e di Federico II, ebbero mai la benevolenza de' Milanesi, né essi ebbero mai per noi buona volontà. Quando le ingiurie sono state commesse sino a un dato limite è possibile il dimenticarle; ma quando ai danni della collera si aggiunsero l'insulto e la derisione, ancora più amara dello stesso esterminio, non è più possibile che un popolo sensibile sinceramente si affezioni. Gli oltramontani ci accusano di essere vendicativi. Io non dirò già, che la vendetta sia lodevole; anzi dirò, che un animo grande sa perdonare: ma né vi è stata mai, né vi può essere, una nazione di magnanimi, o di eroi. Prendendo una moltitudine di uomini quali sono, dirò, che le meno vendicative nazioni saranno le meno sensibili, e per conseguente le meno grate altresì ai beneficii; e dirò che l'entusiasmo istesso, che tiene stampata nel cuore a colori di sangue la memoria degl'insulti sofferti, e spinge alla viziosa vendetta, tiene altresì vivace l'immagine de' beni e de' piaceri ricevuti, e ci porta con giubilo alla riconoscenza virtuosa verso del benefattore.
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