i porta Vercellina, andava creditore di rilevante somma verso di Guglielmo da Landriano, uomo nobile; e che il debitore invitò il popolare ad una sua villa in Marnate, posta nel contato del Seprio, ove, per liberarsi dal pagamento, trucidò miseramente il povero creditore. Il qual fatto sospettatosi nella città, la plebe, inferocita per l'enorme tradimento, si portò a Marnate, scoprì il cadavere, lo trasportò a Milano, e mostrando per le strade lo strazio crudele, la prepotenza, l'insidia, la violata fede d'ospitalità, vennero diroccate le case dei Landriani e scacciati nuovamente i nobili tutti dalla città. Così racconta il Fiamma questo fatto; e a lui dobbiamo prestar più fede che non al Corio ed al Calco, i quali erano scrittori più lontani; e forse non avevano stima bastante de' nobili del tempo loro per credere che dovesse essere sempre loro piacevole la verità della storia, quand'anche annunziasse i delitti de' loro maggiori. Il Corio per altro non ebbe difficoltà di assicurarci che, prima dell'anno 1065, siasi fatta dai nobili la legge orrenda: che ciascuno nobile potesse occidere un plebeo con la pena de' libre septe, e soldo uno de terzoli, per la qual cosa molti erano morti. Io credo falsa questa asserzione. Essa però fa conoscere come si pensava; poiché il Corio l'avrà trovata in qualche antica tradizione. Per tai motivi può facilmente intendersi la costanza della dissensione, sempre mantenutasi nella città; giacché la plebe naturalmente non ha mire ambiziose per dominare su i nobili, né da essi si allontana né con essi guerreggia, se non per intolleranza dell'oppressione.
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