L'oggetto della propria conservazione soffocò le simultà private, e fece rivolgere gli animi a concordi pensieri per la comune salvezza. Le città di Lombardia, istrutte dai passati esempi, rinnovarono la loro confederazione. Venne l'imperatore in Cremona, e non vi trovò i rettori di molte città, i quali pure dovevano esservi tutti. Mancavano Milano, Verona, Piacenza, Vercelli, Lodi, Alessandria, Treviso, Padova, Vicenza, Torino, Novara, Mantova, Brescia, Bologna, Faenza e Bergamo. Se ne partì sdegnato da Cremona, e immediatamente andossene a Borgo San Donnino, ed ivi dal vescovo d'Ildeseim fece scomunicare le città che non erano comparse alla indicata dieta generale. Federico II andò poi nella Sicilia, indi in Terra Santa; né gli avvenimenti e le relazioni che passarono fra il papa e lui appartengono al mio proposito. Enrico, re de' Romani, si ribellò al padre. Spedì a Milano lettere ed ambasciatori. I Milanesi si collegarono con lui. Venne Enrico superato dal padre, e finì i giorni suoi in carcere. Quest'ultima azione de' Milanesi determinò più che mai lo sdegno dell'imperatore Federico II a nostro danno. Egli entrò dalla Germania nella Lombardia con un'armata, alla quale si unirono le forze d'Ezelino da Romano. (1237) L'anno 1237 l'armata imperiale, che aveva già devastate le terre dei Mantovani, de' Veronesi e Vicentini, si accostò a Brescia per soggiogarla. I Milanesi, che avevano più volte ottenuta la fedele assistenza dei Bresciani, non tardarono a marciare al loro soccorso.
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