I militi di Vercelli, di Alessandria e di Novara si unirono con noi; e il comandante era Enrico da Monza. Il nostro comandante fu uomo di talento nello scegliere il campo, poiché si collocò in un luogo del Bresciano detto Minervio, avendo avanti la fronte un fiumicello profondo e un terreno paludoso, per cui il nemico non poteva venire a noi; e così con un'armata inferiore di forze, pose l'imperatore nel caso di non poter tentare cosa alcuna sopra la città di Brescia, senza temerci ai fianchi. L'imperatore, in fatti, abbandonò l'impresa di Brescia, e si rivolse ad altro progetto. La stagione era già inoltrata: eravamo già in novembre. L'imperatore, congedati alcuni militi poco sicuri, fece credere di volersene andare a Cremona a svernare, e passò l'Oglio. I nostri, incautamente, sloggiarono dal loro campo; e si posero a tener dietro la marcia degl'imperiali, il perché non lo sappiamo. Passammo l'Oglio, e, nelle vicinanze di Cortenova, ci trovammo un fiume alle spalle, e da ogni altra parte gl'Imperiali, che di molto superavano le nostre forze. L'imperatore ci attaccò in quella disgraziata situazione. La battaglia fu sanguinosissima. Noi eravamo stretti da ogni parte. Si combatté ostinatamente, finché la notte obbligò i due eserciti a dar pausa all'azione. Noi eravamo, come dissi, alla fine di novembre, sotto una pioggia incessante, fra strade rese impraticabili in terreno cretoso. Gli avanzi ancor vivi del nostro esercito erano ammucchiati vicini al carroccio, che avevano sempre difeso.
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