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      Comparve egli l'anno 1245 con un'armata, e si pose dalla parte del Tesino, mentre al re Enzo, suo figlio, affidò un altro corpo di truppe, che dalla parte opposta minacciasse la città. I Milanesi da un canto seppero sempre opporsi a Federico, ed impedirgli di passare il Tesinello; e rimase loro un numero bastante di armati, per affrontare il re Enzo verso Gorgonzola, e farlo prigioniere. I prigionieri che Federico II aveva fatti a Cortenova erano stati barbaramente trattati. Il podestà di Milano (che era Pietro Tiepolo, conte di Zara e di Tripoli, figlio di Jacopo Tiepolo, doge di Venezia) era caduto fra i prigionieri; e l'imperatore lo aveva fatto ignominiosamente legare sopra il fusto del riattato carroccio; e con vilipendio, condottolo prima in tal foggia a Cremona, lo trasportò poi in seguito, unitamente agli altri prigionieri, nella Puglia, dove lo fece impiccare; e gli altri infelici con varii supplizi del pari ivi terminarono la vita loro. Ora i Milanesi avevano in poter loro i prigionieri fatti a Camporgnano, a Casorate, ed il figlio medesimo del nemico, il quale da noi fu restituito illeso al padre, colla condizione soltanto che né l'uno né l'altro avrebbero mai più portate le armi contro Milano. Le armate partirono, né più Federico ebbe che fare con noi.
      Se la nostra città fosse stata nel suo reggimento civile tanto saggia, generosa e cauta, quanto si mostrava valorosa, nobile e prudente nelle imperese militari, sarebbe assai più grata la occupazione che ho scelta di tesserne compendiosamente la storia.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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