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      Una legge è come una fabbrica d'architettura; conviene averla osservata da tutt'i lati, prima di poterne dare una opinione ragionevole; e le più strane talvolta, in alcune circostanze, sono le più sapienti. Per riparare la miseria della Repubblica già s'era, l'anno 1228, fatto un decreto per cui sei eletti aver dovessero l'ufficio di censura e conoscere ogni amministrazione pubblica; ed è una prova della difficoltà somma che s'incontrava nelle elezioni per il contrasto dei partiti, l'osservare come il decreto stabilì: che diciotto uomini si scegliessero a sorte, e di questi se ne eleggessero sei, i quali, dopo sei mesi, terminassero il loro ufficio ed eleggessero altretanti loro successori427. Questo modo di eleggere a sorte, per necessità s'era anco esteso ad altri uffici428. Ma queste circospezioni non rimediavano alla povertà del fondo pubblico. Perciò, all'occasione della guerra di Federico II, i nostri antenati ricorsero ad uno spediente che comunemente si crede una invenzione de' tempi a noi più vicini: e lo spediente fu, di porre in corso della carta in vece del denaro. Abbiamo nel Corio, all'anno 1240, i decreti fatti dalla Repubblica per conservare il credito a questa carta. Decreti saggi veramente, coi quali si ordinava che tutte le condanne pecuniarie si potessero pagare al comune di Milano colla carta; che nessun creditore privato fosse obbligato a riceverla in pagamento; che nessun debitore potesse essere nemmeno soggetto a sequestro, sì tosto che possedesse tante carte corrispondenti al suo debito.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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