Il primo passo verso la monarchia ascende all'anno 1253, nel quale Manfredo Lancia, marchese d'Incisa, fu creato signore di Milano per tre anni. E ben si vide quanto fosse necessario quel partito, poiché, appena terminata che fu quella temporaria monarchia, scoppiarono più che mai gli odii e le dissensioni fra la plebe e gli ottimati, avendo sempre la plebe alla testa i signori della Torre. Si cercava non più se dovesse la città esser libera ovvero soggetta, ma si disputava a chi dovesse consegnarsene la signoria. Le fazioni, spossate e stanche, combattevano alla fine per far avere la preferenza a quel signore che ciascuna bramava. Il popolo voleva Martino della Torre; un altro partito voleva Guglielmo da Soresina; i nobili espulsi proponevano Ezelino da Romano, uomo celebre nella storia di Brescia, Verona, Vicenza, Padova e Marca Trivigiana. Accadde che nessuno volle cedere al partito contrario, e si elesse il marchese Oberto Pelavicino signore di Milano per cinque anni. I signori della Torre rimanevano frattanto in Milano, godendo di tutta l'influenza del popolo, ma riconoscendo la signoria del marchese, il quale s'intitolò capitano generale di Milano. Non piaceva al papa che si andassero formando nell'Italia signori troppo potenti; perciò gli erano poco accetti e i Pelavicini e i Torriani ed Ezelino. L'Inquisizione non manco di adoperarsi per abbassare il capitano generale di Milano. I frati predicatori lo diffamavano come fautore degli eretici; e frate Rainerio da Piacenza, inquisitore in Milano, dal pulpito minacciò scomunica ai Milanesi se ricevevano il marchese440: e il marchese scacciò l'inquisitore da Milano.
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