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      Sembrerà poco credibile altresì che l'arcivescovo avesse adottato per suo figlio Guido da Castiglione, e che Milano venisse sottoposto all'interdetto l'anno 1381, perché una famiglia aveva fatta ingiuria al prior d'un convento. Ma il Calco ce lo attesta: Sacris interdicta manserat civitas Mediolanum ex controversia qua per injuriam gens Mirabilia priorem Pontidae premere videbatur450; e così, per il fatto d'un casato, si maledisse tutta la città. La storia tutta di que' tempi ci prova l'abuso di ogni cosa sacra. Ho detto che Ottone Visconti diede la signoria di Milano al marchese di Monferrato: non però la diede violando le apparenze della libertà, poiché anzi ne ottenne l'adesione del pubblico consiglio; e mentre comandava il marchese, si continuarono ogni anno a creare due magistrati, uno col nome di podestà, e l'altro con quello di capitano del popolo, e sempre si eleggeva il consiglio degli ottocento; consiglio, come ho detto, mutabile ogni anno, e che non rappresentava la città ed il popolo che per mera apparenza, perché composto da membri non eletti del popolo. Il signore creava il podestà, e il capitano del popolo; i quali, siccome dissi, giuravano obbedienza a lui; e il podestà e capitano creavano il consiglio. La città era realmente priva di libertà; soggetta a signorie temporarie del marchese d'Incisa, del marchese Pelavicino, del marchese di Monferrato: ma le fazioni interne erano almeno frenate e non rimanevano da soffrire che gl'insulti d'un solo, sempre da principio cauto nel celare l'abuso del potere, non solo, ma persino la di lui ampiezza.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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