Se ciò avvenne, la inurbana ostilità de' suoi nemici dovette dare risalto alla cortese moderazione del saggio Matteo. Il re, sorridendo, terminò il discorso col dire: la pace per metà è già fatta; a me spetta il compierla. Così racconta il Corio.
Guido della Torre frattanto se ne stava in Milano. Egli alloggiava nel palazzo fabbricato quindici anni prima da Matteo Visconte, allora vicario imperiale dell'imperatore Adolfo; il qual palazzo era situato dove oggidì vi è la real corte arciducale460. Guido aveva al suo stipendio mille soldati a cavallo. Il re gli aveva spedito ordine di consegnargli liberi i due fratelli dell'arcivescovo, ch'egli teneva prigionieri; e Guido non aveva dato riscontro alcuno. Sperava Guido che i consigli de' Langoschi e di altri suoi aderenti avrebbero dissuaso il re dal venire a Milano; e si fidava che in ogni evento, Vercelli, Novara e Vigevano, ben presidiate città, avrebbero resistito alla venuta di Cesare. Il Langosco, in fatti, e gli altri suoi aderenti adoperarono ogni arte per fare che il re prescegliesse di farsi incoronare a Pavia, e non venisse a Milano. Ma il Garbagnate e il Visconte fecero comprendere ad Enrico che non v'era sicurezza sin tanto che Milano era in potere di Guido della Torre; che anzi era indispensabile che in Milano l'imperatore piantasse la sua sede: poiché, padrone una volta della città, e ricevuta che avesse ivi solennemente la corona del regno italico, alcuno più non avrebbe osato di fargli opposizione. Il re deliberò appunto di così fare.
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