(1324) Nel giorno 28 di febbraio 1324 a Vaprio venne potentemente battuta. Il generale Raimondo di Cardona fu preso: egli era nipote, siccome dissi, del cardinal legato; Simone della Torre restò ucciso sul campo; Enrico di Fiandra se ne fuggì a piedi; molti rimasero sul campo; molti, fuggendo, s'affogarono nell'Adda; in somma la vittoria fu compita per i Visconti. Marco Visconti voleva profittare del momento, e marciare a sloggiare da Monza i crocesignati che vi avevano trovato ricovero. Ei conosceva che l'opinione decide nella guerra più che la forza fisica; che le battaglie non si vincono per aver ridotto l'inimico all'impossibilità di continuare la contesa, ma per lo spavento che gli si è potuto imprimere; e che, assalendo un'armata nel punto in cui gli uomini sono sgomentati per una rotta, la vittoria è sicura. Così pensava Marco; ma il primogenito Galeazzo, forse perché il progetto era del fratello, non lo volle secondare. I crocesignati in Monza si premunirono, ripresero animo, si prepararono una difesa contro di qualunque insulto; e Marco, deridendo Galeazzo, gli diceva poi: Fratello, va a Monza, che si vuol rendere. Otto mesi di blocco dovette spendere Galeazzo per averla. Infine poi, dopo di avere sofferti tutti i mali della fame e della libidine militare, Monza si rese il giorno 10 dicembre 1324; e così Galeazzo vide terminar la Crociata mossa contro di lui.
Mentre era Monza bloccata e abbandonata in preda alla violenza che usavano questi avanzi di un'armata collettizia, i canonici di San Giovanni di quel borgo avevano somma inquietudine che le rapine non si estendessero sopra del pregevolissimo tesoro della loro chiesa; il quale allora, siccome dissi, era valutato ventiseimila fiorini d'oro, oltre il pregio delle cose sacre antiche.
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