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      I principi cadetti delle case sovrane, sono educati sin dalle fasce a venerare nel primogenito il venturo signore: ma a ciò non era disposto dall'educazione l'animo di Marco. La dominazione di Matteo Visconti, loro padre, fu tanto eventuale, precaria ed incerta, che nessun uomo, per illuminato ch'ei fosse, avrebbe potuto con ragione antivedere s'egli avrebbe finito come privato, siccome nacque, ovvero qual principe, siccome avvenne. Perciò la disparità fra i fratelli sopragiunse come un avvenimento impensato, il quale doveva eccitare la vampa delle passioni nei cadetti. Giovanni era di carattere mite, e la condizione sua d'ecclesiastico moderava l'invidia. Luchino aveva egli pure la prudenza di accomodarsi ai tempi. Stefano aveva moglie e figli. Marco era quello che più si mostrava intollerante. Egli s'era fatto conoscere e stimare dagli stipendiari tedeschi, spediti da Lodovico il Bavaro; onde non gli fu cosa difficile l'indurre quell'eletto imperatore a venire nell'Italia, per celebrare le incoronazioni a Milano ed a Roma. Si pretende ch'egli trovasse il modo d'irritare l'animo di quell'augusto contro de' suoi fratelli, e contro di Galeazzo I singolarmente, supponendogli dei maneggi col papa Giovanni XXII, dal quale, siccome ho detto, Lodovico era stato maltrattato. (1327) Quello che sappiamo di certo si è che, nel giorno 17 di maggio dell'anno 1327, Lodovico il Bavaro entrò solennemente in Milano, accompagnato da quattromila cavalli. Egli e la regina Margherita, sua moglie, stavano sotto di un baldacchino.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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