Celebrò Azzone le sue nozze con Catterina di Savoia, figlia del conte Lodovico, e magnificamente le celebrò. Azzone stese la signoria sopra Bergamo, Vercelli, Vigevano, Treviglio, Pizzighettone, Pavia, Cremona e Borgo San Donnino; e ciò nei primi due anni del suo principato. Indi diventò signore di Como; prese Lecco; fabbricò il ben ponte sull'Adda, che anche oggidì vi si ammira; s'impadronì di Lodi e Crema. A lui premeva anche Piacenza, ma ella era posseduta dal papa, col quale non conveniva di urtare. Francesco Scotti ambiva d'avere Piacenza, ed Azzone non lo stornò dall'impresa. L'ebbe Francesco; e allora il Visconti si pose in campo, la tolse all'usurpatore del dominio pontificio; e così, colla rispettosa apparenza di vendicare la Santa Sede, riacquistò Piacenza, che Galeazzo I, suo padre, aveva imprudentemente perduta. Azzone ebbe pure Brescia in dominio; e mentre così andava dilatando lo Stato, più per dedizione e per accordi, che per violenza delle armi, egli introduceva nella città una pulizia ed un ordine sconosciuto nei tempi rozzi precedenti. Abbellì egli le strade, e sbrattolle dalle sozzure; all'acque di pioggia, che prima le allagavano, diè sfogo con opportuno scolo nelle cloache; dettò provvide e moderate leggi per la conservazione dell'ordine civile: tutto in somma fu rianimato dalla cura indefessa di quel buon principe.
La gloria e la felicità di Azzone erano un tormento atroce nell'animo di Lodovico, ossia Lodrisio Visconti, cugino in quarto grado del principe.
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