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      Lodrisio era buon soldato; pareva che fosse trasfusa in lui l'anima orgogliosa e forte di Marco. Già vedemmo come Lodrisio fosse celato in sua casa da Matteo, nel giorno in cui scoppiò la sollevazione contro del re Enrico. Veduto pure abbiamo come Matteo gli avesse dato il comando di Bergamo. Morto che fu Matteo, nessun caso più si faceva di Lodrisio. Lo Scaligero, signore di Verona, aveva licenziata una di quelle compagnie militari che prendevano in quei tempi servizio indifferentemente; e che pronte erano ad uccidere e devastare dovunque, in favore di chi voleva più pagarle. Lodrisio assoldò questa truppa, per tentate il colpo di scacciare il cugino, e collocarsi sul trono. Entrò nel Milanese e fece guasto largamente; e coll'improvvisa intrusione sbigottì e sorprese. Ma Lodrisio aveva preso a combattere contro di un principe che era buon soldato e che era amatissimo da tutti i sudditi. Nobili, popolari, tutti a gara corsero intorno di Azzone; cercando quanti erano capaci di portare armi, di combattere volontari per lui. Lodrisio si era attendato a Parabiago, e la sua armata era composta di duemila e cinquecento militi; ciascuno de' quali aveva due altri combattenti a cavallo di suo seguito; in tutto settemila e cinquecento cavalli. Aveva di più un buon numero di fanti e di balestrieri; il che formava un corpo d'armata poderosa per quei tempi; uomini tutti veterani e di somma bravura nel mestiero delle armi. L'armata d'Azzone andò a raggiugnere l'inimico; e talmente lo distrusse, che la giornata 21 febbraio 1339 è notata ancora ai tempi nostri nei calendari del paese, e se ne celebra la commemorazione.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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