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      Dopo lunghissimo conflitto, in cui Luchino Visconti rimase ferito, più di tremila uomini e settecento cavalli restaron morti sul campo; duemila e cento cavalli furono presi; e fra i combattenti ben pochi fuorono quei che restarono illesi e senza ferita. Tanto ostinata fu la battaglia in cui, per colmo della vittoria, Lodrisio istesso rimase prigioniero d'Azzone! Federico I poneva i prigionieri sulla torre contro Crema, gli faceva impiccare, o per clemenza, loro faceva cavar gli occhi. Federico II li conduceva nudi, legati a un palo, in trionfo, poi, trasportandoli nel regno di Napoli, li consegnava al carnefice. Azzone non incrudelì contro alcuno de' prigionieri; e Lodrisio istesso, pure meritava la morte, come un suddito ribelle, fu umanamente trasportato prigioniero a San Colombano. Questa battaglia famosa di Parabiago viene riferita da due nostri cronisti che allora vivevano; da Galvaneo Fiamma e da Bonincontro Morigia; i quali, per rendere più maraviglioso il loro racconto, asserirono d'essersi veduto da molti sant'Ambrogio che stava in alto, e con una sferza nelle mani andava combattendo per Azzone Visconti. La chiesa milanese però non adottò tal visione, e unicamente attribuì alla protezione del santo l'esito fortunato della vittoria503; anzi ora più nemmeno se ne celebra la messa. Al luogo della battaglia presso Parabiago s'innalzò una chiesa dedicata a sant'Ambrogio; la quale, nel secolo passato, fu distrutta, per edificare la più grandiosa che oggidì vi si osserva. Tutte le immagini di sant'Ambrogio che hanno la destra armata d'uno staffile, sono posteriori all'anno 1339, ossia all'epoca della battaglia di Parabiago.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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