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      Questa macchina ingegnosa, che batte tanti colpi sulla campana quante sono le ore, fu inventata da un monaco benedettino, inglese, per nome Wallingford, e posta ad uso pubblico in Londra l'anno 1325. Ma probabilmente allorché Azzone la collocò sulla sua torre, ancora non ve n'era alcuna nell'Italia; poiché il famoso orologio che fece porre in Padova Giovanni Dondi, per cui la famiglia acquistò il sopranome Dondi Orologio, vi fu collocato cinque anni dopo morto Azzone, cioè l'anno 1344; e l'orologio in Bologna si conobbe dopo che era celebre quello di Padova. Così Azzone aveva rivolto il lusso e la magnificenza verso di oggetti che tutti animavano il paese a illuminarsi, a risorgere, ed avanzarsi al buon gusto ed alla perfezione. Egli amava le curiosità, e aveva nella corte i serragli di fiere. Leoni, scimmie, babbuini, struzzi, ecc.; oggetti tanto allora più rari, quanto meno in quei tempi era la fratellanza e la sicurezza fra nazione e nazione. Aveva delle vaste uccelliere, coperte di rame, come si fa ancora presentemente, e queste popolate da uccelli rari e di paesi lontani. In mezzo al cortile v'era una magnifica peschiera, entro della quale dalle fauci di quattro leoni, scolpiti in marmo con nobile lavoro, sgorgava l'acqua limpidissima ed abbondante; e quest'acqua, la quale presentemente passa coperta sotto della regia ducal corte, l'aveva Azzone raccolta da due sorgenti ritrovate fuori di porta Comasina, nel luogo detto alla Fontana, e per canali sotterranei l'aveva condotta sino al suo palazzo.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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