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      S'ingannano coloro che confondono quest'acquedotto col Seveso, colla Cantarana o col Nirone. Non so se presentemente potrebbe quell'acqua sgorgare, come prima, entro di una peschiera; poiché il suolo, colle ripetute demolizioni e fabbriche accadute in quel palazzo, si è notabilmente innalzato, come si vidde l'anno 1779, allorquando si abbassò la strada che divide il Duomo dalla Corte, la quale si era alzata più di tre braccia da che venne fabbricato il Duomo. Il Fiamma ci racconta che in quella peschiera vi stavano diversi uccelli acquatici, e che eravi in piccolo formato, da un canto, il porto di Cartagine, con figurine rappresentanti la guerra Punica. Ciò basta per dare una idea del gusto di quel buon principe, il quale terminò i suoi giorni il 16 di agosto dell'anno 1339, senza lasciare figli. Undici anni soli regnò quell'amabile signore, che gli autori contemporanei, tutti concordemente, ci descrivono di bella figura, di nobile aspetto, grazioso, buono, giusto, e adorato da' suoi popoli; che rimasero inconsolabili, dovendo perdere un tanto caro protettore della patria, nell'età ancor fresca di trentasette anni. Più di tremila persone vestirono il lutto alla di lui morte. La figura di questo amato principe si vede nel di lui mausoleo, che trovasi presso del signor conte Carlo Anguissola, nobilissimo amatore delle belle arti e dell'antichità della patria. Azzone fu il primo che veramente fosse sovrano; e laddove nessuno dei Torriani, né Ottone Visconti, né Matteo I, né Galeazzo I ardirono mai di porre il loro nome nella moneta; la quale anzi sempre fu coniata o col nome solo di Milano e di sant'Ambrogio, ovvero coll'aggiunta del nome del re de' Romani o dell'imperatore; Azzone pose il suo nome e la biscia nelle monete milanesi.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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