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      Il virtuoso principe cominciò il suo regno col fare la pace co' vicini; col conte di Savoia, co' Gonzaghi, col marchese di Monferrato e co' Genovesi, posti prima in armi per le invasioni che Luchino aveva fatte, dilatando lo Stato proprio a danno loro. Assicuratosi così d'un pacifico dominio, la natura e l'indole sua benefica lo portarono a terminare la miseria degli esuli nipoti. Matteo, Barnabò e Galeazzo furono richiamati dall'esilio ed accolti come a principi si conveniva. Diede Regina della Scala in moglie a Barnabò, e Bianca di Savoia a Galeazzo; e festeggiò quelle nozze illustri con pompe ed allegrezze pubbliche; fra le quali vi furono de' tornei d'una nuova foggia, cioè colle selle alte, usanza che Barnabò aveva insegnata, seguendo la costumanza da lui imparata nella Francia. Oltre lo stato signorile e lieto al quale fece passare i nipoti, quel magnanimo arcivescovo si risovvenne di Lodrisio Visconti, che, dopo la battaglia di Parabiago, da più di dieci anni languiva in carcere, e lo rese libero. L'anima grande e generosa di Giovanni non dava luogo a quelle diffidenze e sospetti che dominavano nel cuore di Luchino. (1350) Appena un anno era passato da che Giovanni reggeva lo Stato, esteso sopra diciasette città, quale glielo aveva lasciato Luchino; ch'egli, senza umano sangue e senza pericolo, fece un insigne acquisto; e col mezzo di duecentomila fiorini d'oro sborsati a Giovanni Pepoli, comprò il dominio della città di Bologna l'anno 1350517. Prevedeva però il sovrano arcivescovo che questa importantissima addizione non poteva accadere senza forti contrasti, singolarmente per parte del papa, il quale, sebbene domiciliato in Avignone, sempre stava vigilante sull'Italia; e se tollerava che il Pepoli, piccolo principe, e che facilmente poteva superarsi, dominasse Bologna, non così tollerante doveva essere poi, passando quella a incorporarsi nella potente dominazione de' Visconti.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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