Questa descrizione facilmente si conosce che non merita fede. Seimila giumenti impiegati a portare mille e ducento moggia di farina al giorno sono incompatibili, mentre un moggio lo porta sulle spalle un villano robusto. Quarantamila uomini atti alle armi sono pure una cosa sconnessa. La popolazione di ducentomila abitanti suppongasi metà di uomini e metà di donne; dagli uomini si deducano i bambini, i fanciulli ed i vecchi; non rimarranno quarantamila uomini atti alle armi. Seimila carri di vino, suppongasi portar ciascuno dieci brente, saranno sessantamila brente di vino che entravano in città per uso di ducentomila abitanti: ora centoventimila, quanti abitano in Milano, consumano più del quadruplo. Anche le staia seimila e cinquecento di sale sarebbero proporzionate alla popolazione di ventiseimila abitatori, e non mai di duecentomila. Poca e nessuna fede merita quella relazione, fatta da un uomo che descrive diciotto laghi e sessanta fiumi abbondantissimi di pesci nel contorno di Milano. Abbenché consideriamo ragionevolmente come scritti piuttosto a caso quei numeri, che per vera cognizione, difficile assai ad aversi in que' tempi, egli è però assai probabile che fosse numerosa la popolazione d'una città alla quale dovevano, come a residenza e a dominante, ricorrere, al tempo di Giovanni arcivescovo, i cittadini di diciotto città del contorno. Petrarca la qualificò, siccome vedemmo, populi frequentia gloriantem; e Pietro Azario, che viveva mentre la pestilenza del 1361 devastò Milano, asserisce che in Milano perirono per quella sciagura settantacinquemila abitatori; il che può verosimilmente farci credere ch'essi fossero più di centocinquantamila.
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