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      La grandezza dell'arcivescovo e del clero milanese scomparve colla soggezione da Roma, e coll'erezione del principato. Non vi è memoria che, dopo la metà del secolo duodecimo, siansi mai chiamati i nostri ordinari, sanctae mediolanensis ecclesiae cardinales547, come facevano per lo passato. Essi però, sino dal secolo decimoterzo, portavano la porpora; e questa distinzione, che tuttavia conservano, è antica per lo meno cinque secoli. In que' tempi però assai liberamente vestivansi gli ecclesiastici, ed eran ben lontani da quella edificante uniformità e modestia che ora gli distingue. Manfredo Occhibianchi, canonico di Sant'Ambrogio, fece un testamento il giorno 18 marzo, l'anno 1203, che si conserva nell'archivio di quella basilica, e di cui parla il conte Giulini548, e lascia manstrucam unam conilii, cohopertam de violato, et alias duas... scilicet unam volpinam, cohopertam de scalfanio, et aliam de flanchitis, cohopertam de sagia bruna, et... capellum meum grisum, cohopertum de sagia nigra, et cohopertorium meum, et scradam seu diproidam meam... cappam meam blavetam... cappam meam de mantellato... quinque coclearia argenti, et mantellum meum foderatum de zendado... vestitum violatum meum549. Da ciò osserviamo che di tutte le vesti, nulla v'era di nero fuori del cappello, voce che digià si era inventata per dinotate quelle berrette che allora si ponevano sul capo; ma tutti i vestiti di quell'ecclesiastico erano di colore violato, ceruleo o bruno. La parola blavetam sembra nata dal teutonico blau ossia bleu, come noi Lombardi anche oggidì nominiamo quel colore, similmente ai Francesi.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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