(1360) Bologna era passata nelle mani del papa, e Barnabò vi spinse le sue armi l'anno 1360, ma senza frutto; poiché Innocenzo VI fece venire nell'Italia Lodovico re d'Ungheria, con buon numero di armati, in soccorso di Bologna, e Barnabò dovette ritirarsi. Quel sommo pontefice scomunicò Barnabò Visconti; e Urbano V, che fugli successore, confermò la scomunica con sua bolla562. I delitti che s'imputavano in quella bolla a Barnabò Visconti sono: ch'egli proteggesse gli eretici; ch'egli un giorno, avendo fatto chiamare avanti di sé l'arcivescovo, torvamente gli avesse comandato di porsi in ginocchio, il che fattosi dal timido prelato, Barnabò gli dicesse: Nescis, poltrone, quod ego sum papa et imperator ac dominus in omnibus terris meis563; ch'egli sugli ecclesiastici esercitasse giurisdizione, obbligandoli a pagare i carichi, facendoli imprigionare, e condannandoli al supplizio, come gli altri cittadini, e che si arrogasse la collazione de' beneficii e l'amministrazione de' beni ecclesiastici. Questa era la settima volta in cui il papa prendeva a scomunicare ed interdire i signori o la città di Milano. Già vedemmo al capitolo quinto gli anatemi pronunziati, nel secolo undecimo, da Alessandro II, all'occasione di sottomettere la chiesa Milanese alla giurisdizione di Roma. Vedemmo pure, al capitolo nono, l'interdetto pubblicato sopra Milano da Innocenzo III, l'anno 1216, per fargli abbandonare il partito di Ottone IV; e l'altro interdetto di Urbano IV, di cui ho fatta memoria al capitolo decimo, per abbassare i signori della Torre, nel 1262; poi le scomuniche pronunziate contro Matteo I Visconti, nell'anno 1321, allorché la potenza di lui cominciava a dar gelosia a Giovanni XXII, di che trattossi al capitolo undecimo.
| |
Bologna Barnabò Innocenzo VI Italia Lodovico Ungheria Bologna Barnabò Barnabò Visconti Urbano V Barnabò Visconti Barnabò Nescis Milano Alessandro II Milanese Roma Milano Innocenzo III Ottone IV Urbano IV Torre Matteo I Visconti Giovanni XXII
|