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      Aprì gli occhi; e vide tutte le cariche venali occupate da vilissimi ministri; i popoli rovinati; le sue milizie mancanti di paghe; il suo erario vuoto; e i suoi pochi sudditi, esausti e languenti. In quel momento fece quello che sogliono le anime da poco; dalla inerzia passò alla frenesia. Fece impiccare il suo direttore delle fabbriche in Milano. Fece impiccare il suo direttore delle fabbriche in Pavia. Il castellano di Voghera per essere stato assente, quando quegli afflitti abitanti scossero il giogo della oppressione, fu strascinato a coda d'asino, poi fu impiccato con un suo figlio. Sessanta stipendiati, perché furono un poco lenti nell'eseguire una commissione, furono con una sola parola condannati tutti alle forche. Indotto a far loro grazia, se ne rammaricò poi, e fece porre in carcere Ambrosolo Crivello, suo cancelliere, e lo privò d'un anno di salario, perché era stato sollecito nella spedizione della grazia. Questi fatti ci sono attestati da più autori contemporanei. L'Azario poi ci ha tramandato l'editto col quale quel principe ordinò a' suoi giudici qual carnificina dovessero far eseguire contro i rei di Stato. Egli immaginò il modo per far soffrire atrocissimo strazio per quarantun giorni, riducendo un uomo sempre all'agonia senza lasciarlo morire. La natura freme; Busiri e Falaride non lasciarono altretanto: Intentio domini est quod de magistris proditoribus incipiatur paulatim. Prima die quinque bottas de curlo; secunda die reposetur; tertia die similiter quinque bottas de curlo; quarta die reposetur; quinta die similiter quinque bottas de curlo; sexta die reposetur; septima die similiter quinque bottas de curlo; octava die reposetur; nona die detur ei bibere aqua, acetum et calcina; decima die reposetur; undecima die similiter aqua, acetum et calcina; duodecima die reposetur; decima tertia die serpiantur eis duae corrigiae per spallas, et pergottentur; decima quarta


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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