Per caso Barnabò s'avvide che taluno era in quel bosco. S'accostò, e riconobbe ch'era un povero contadino, assai lacero, che s'affaticava a tagliar legna. Ecco il dialogo che con lui tenne Barnabò: Il cielo t'aiuti, galantuomo. - Villano: Ne ho bisogno. Con questo freddo ho potuto far poco. L'estate è ita male. Potesse almeno andar meglio l'inverno! - Barnabò, scendendo dal suo cavallo affaticato: Amico, tu dici che la state è ita male; e come? L'annata è stata anzi felice; vi è stato abbondante raccolto di grano, vendemmia abbondante. E che t'è ito male? - Villano, mentre continua a tagliar la legna: Oh abbiamo di bel nuovo il diavolo per nostro padrone. Si sperava che allorquando venne scacciato il signor Bruzio Visconti, il diavolo fosse morto; ma ne è comparso un altro peggiore ancora. Costui ci cava il pane di bocca. Noi poveri Lodigiani lavoriamo come cani, e tutto il profitto colui ce lo carpisce. - Barnabò: Certamente, quel signore opera male assai... ti prego, guidami, amico, fuori del bosco; l'ora è tarda: la notte è vicina; e m'immagino che tu ancora non avrai tempo da perdere, se brami ritornartene a casa tua. - Villano: Oh! per andare a casa non ho alcun pensiero. L'imbroglio, padron mio, sarà a ritrovarvi da cenare; e davvero ho gran paura che non ne faremo nulla; mia moglie e i miei figli gli ho lasciati a casa con poco pane. - Barnabò: Ebbene conducimi fuori del bosco, e guadagnerai qualche cosa. - Villano: Tu mi vuoi distrarre dal mio lavoro... saresti tu mai uno spirito infernale.
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