Da gran tempo questi due piccoli sovrani avevano delle discordie, e si facevano delle reciproche ostilità. Il conte di Virtù, simulando zelo per la concordia e per il bene di que' due principi, entrò mediatore per accomodare le loro controversie; e mentre l'una parte e l'altra stavano facendo le loro proposizioni, il conte lusingò il Carrarese, signore di Padova, proponendogli un'alleanza invece del progettato accordo. L'alleanza aveva per fine la distruzione delle Scaligero. Il piano era che il Carrara lo dovesse attaccare dalla parte di Vicenza, mentre il conte di Virtù farebbe lo stesso dalla parte di Brescia. L'esito non poteva essere dubbio, poiché Antonio della Scala, posto così di mezzo, non poteva avere scampo. Il frutto era grande; mentre s'offeriva a Francesco Carrara di lasciargli Vicenza, e il conte restava pago di prendere per sé Verona. Non poteva essere l'orecchio del Carrarese adescato da una proposizione più seducente di questa, e incautamente la accettò. La passione antica che aveva contro lo Scaligero, lo acciecò a segno di lusingarsi che il conte (il quale aveva tradito suo zio, usurpata la sua sovranità, e, coll'apparenza di officiosa mediazione, proponeva un tradimento contro dello Scaligero) sarebbe stato un alleato fedele a lui, poiché fosse reso ancora più forte coll'acquisto del Veronese, e diventato confinante col Padovano! Appena concertata la cosa, il conte mediatore immediatamente pubblicò un manifesto diretto allo Scaligero, diffidandolo che tre giorni dopo quella data veniva a muovergli guerra.
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