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      L'apparizione del re Roberto fu momentanea; poiché dopo quell'incontro voltò strada, e per la via di Trento se ne ritornò nella Germania. (1402) A tale stato di prosperità era giunto Giovanni Galeazzo Visconti nell'anno 1402, che tutto si piegava sotto la potenza di lui. Altro più non gli restava se non di sottomettere Firenze, la quale era già cinta d'assedio dal conte Alberico, e fra poco la Toscana, la Romagna in buona parte, e la Lombardia non avrebbero avuto altro padrone fuori che lui. Così il Visconti aveva nuovamente radunato in un solo corpo l'antico dominio de' re longobardi, né altro più gli mancava che il solo titolo di re. Il Corio ci attesta che il manto reale, il diadema, lo scettro erano già preparati dal duca; e per celebrare la funzione di farsi consacrare, aspettava soltanto l'avviso della resa di Firenze. I generali del duca erano i migliori di quei tempi: Jacopo dal Verme, Ottobuon Terzo, Facino Cane e il conte Alberico di Barbiano. Il duca contava il quarantanovesimo
      anno dell'età sua mentre aveva in faccia questa ridente e grandiosa scena; quando morì in Marignano, il giorno 3 di settembre dello stesso anno 1402; e così ogni cosa cambiò aspetto; e tutte le previdenze umane, e tutt'i lunghi fili tessuti per un avvenire sempre indipendente dagli uomini, rimasero troncati. Fu veramente magnifica e reale la pompa funebre che si celebrò in Milano per Giovanni Galeazzo I duca. Ne abbiamo la descrizione minuta614. Intervennero al funerale gli oratori di ciascuna delle città suddite; gl'inviati di tutti i principi esteri; e quaranta illustri consanguinei della agnazione Visconti.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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