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      In somma il duca si trovò sotto di un cielo coperto da nubi procellose, che minacciavano da ogni parte. Il solo uomo capace di liberarlo nell'estrema angustia era Francesco Sforza. Rivolse i trattati a lui, e ben vedendo che troppo instabile appoggio sarebbe stato l'offerire al genero eletto il suo pentimento, gli offrì la sovranità del Cremonese e di Cremona sino da quel momento; pronto a dichiararlo conte e sovrano di essa, e a celebrare lo sposalizio di Bianca Maria. Accettò la proposizione Francesco Sforza, ma non si fidò di venire a Milano. (1441) Ma poiché consegnata gli venne la sovranità di Cremona, e poi ch'ivi fu sicuro, in Cremona stessa sposò Bianca Maria, il giorno 25 di ottobre dell'anno 1441. La sposa aveva diciasette anni, e lo sposo ne aveva quaranta. Il duca Filippo, sempre divorato da sospetti e dominato dall'astrologia, tornò a detestare lo Sforza a segno che fece uccidere da' suoi sicari Eusebio Caimo che aveva maneggiate le nozze di Bianca Maria; (1444) e quell'infelice cavaliere venne scannato in Duomo mentre pregava avanti l'altare di Santa Giuditta, il giorno 8 di aprile, l'anno 1444632. Tentò poi il duca di rapire colle armi Cremona, quantunque l'avesse data in dote a sua figlia; e buona parte di quel contado era già in potere delle sue armi. Il conte Sforza fu costretto d'impetrare l'aiuto de' Veneziani, i quali mandarono forze tali, che non solamente liberarono il Cremonese e lo restituirono al suo legittimo nuovo signore, ma tolsero al duca Treviglio, Caravaggio, Cassano ed altre terre, e si presentarono persino sotto le mura di Milano l'anno 1446. Il duca tremava nel suo castello di Milano, invocava persino con vili sommissioni la pietà del genero, e lo lusingava della eredità dello Stato.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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