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      Anzi nel tempo medesimo in cui Sigismondo era in Milano, aveva fatto marciare i suoi Ungheresi nel Friuli, per fare una diversione in favore del duca, ed ivi chiamare le forze de' Veneziani. È vero però che nella prima venuta fatta in Italia da Sigismondo, non v'era fra esso ed il duca buona corrispondenza; per lo che quell'augusto non s'arrischiò di entrare in Milano, sebbene avesse tenuta la strada di Bellinzona e di Como per discendere le Alpi. È celebre il fatto che allora accadde, e fu l'anno 1414, quando portatosi l'imperatore a Cremona per abboccarsi col papa Giovanni XXIII, mentre Gabrino Fondulo era padrone di quel distretto, ascesero l'imperatore ed il papa sulla rinomata altissima torre di quella città, e Gabrino poscia si mostrò pentito di non averli gettati da quella sommità, non per altro, se non per la fama che ciò gli avrebbe dato nella storia. Fu più umana l'ambizione di Erostrato, poiché almeno non distrusse che un tempio; ma fu meno perniciosa quella di Gabrino Fondulo, poiché nulla più cagionò fuori che un desiderio. Il duca Filippo Maria fece, durante il suo governo, una operazione di finanza, a mio parere assai bella, utile e semplice, e tale che fa maraviglia come siasi in quei tempi immaginata. Abolì un buon numero di minute gabelle, incomode a percepirsi, e rovinose per il popolo; svincolò i poveri, sopra dei quali cadevano singolarmente tai pesi; e per compensare il suo erario, senza apertamente imporre nuovo carico, accrebbe l'intrinseca bontà delle monete; e così tutti i tributi essendogli pagati colle nuove monete, venne a incassare tanto valore quanto bastò a compensargli le abolite gabelle.


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Storia di Milano
di Pietro Verri
pagine 1182

   





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